A volte capita di scoprire nel cuore di Roma, addirittura su una via di grande scorrimento come la Via Laurentina, un gioiello artistico e gastronomico come il complesso abbaziale delle Tre Fontane. In una piccola valle con alberi di eucalipto, tra profumi inebrianti e un silenzio “sacro”. Un’area in cui sono tutt’ora presenti storia e tradizioni giunte fin dall’epoca paleocristiana, accanto a reminiscenze di epoche precedenti.
La denominazione più antica di questo luogo è stata “Acque Salvie”. Nome che in epoca medioevale fu dato anche a una tenuta agricola che intanto era lì sorta.
Esistono due tradizioni che spiegano la nascita del nome. Una la attribuisce alla famiglia romana Salvia; secondo l’altra, invece, il nome sarebbe derivato dalla presenza delle abbondanti e salutari sorgenti, tuttora attive.
L’attuale nome “Tre Fontane” nasce solo più tardi ed è strettamente legato a un episodio molto importante per la cristianità: il 29 giugno del 67 d.C., presso le Acque Salvie, l’apostolo Paolo viene martirizzato per decapitazione; la tradizione vuole che la testa di San Paolo, recisa, sia rimbalzata a terra tre volte, facendo scaturire, nei tre punti di contatto col terreno, altrettante fonti d’acqua.
La storia di questo luogo è ricca e suddivisa per periodi, dalla storica fondazione passando per il periodo paleo-cristiano, quello pre-cistercense e quello attuale che vede la presenza di gelosi ed operosi custodi… i Frati Trappisti. Infatti con la “Bolla” del 21 aprile 1868, venne ricostituita una comunità che doveva avere almeno 14 religiosi: l’incarico fu dato ai Cistercensi Trappisti, a cui fu donata l’abbazia. I monaci della Grande Trappa intrapresero radicali opere di restauro degli edifici ma soprattutto si impegnarono a fondo per la bonifica integrale della zona, con la costruzione di sistemi di drenaggio delle acque stagnanti, pericolose anche per le fondamenta delle strutture edificate. Oggi intorno al territorio dei monaci, intorno alla valle delle Acque Salvie, restituita alla vita e al culto delle sacre memorie, si estende la metropoli di Roma, con il suo caotico traffico, che però sembra non scalfire la calma delle giornate in Abbazia. Vediamo come si svolge la vita al suo interno…
Un monastero cistercense è organizzato in modo che in esso possano svolgersi le attività principali della comunità, che sono la preghiera e il lavoro manuale, la meditazione e lo studio e possano trovare risposta le esigenze basilari della vita quali il cibo e il sonno. A questi diversi fini corrispondono rispettivamente la chiesa, il chiostro e la sala comune, spesso denominata scriptorium, il refettorio e il dormitorio.
A questi luoghi si devono aggiungere le diverse officine, come pure la portineria e la foresteria perché l’ospitalità ha una importanza notevole nella tradizione monastica benedettina.
Molto importante in questo luogo è anche la tradizione gastronomica, infatti qui possiamo acquistare i prodotti tipici dei Frati Trappisti nell’apposito punto vendita. Meraviglioso. Dolci, come ad esempio la colomba pasquale (epica quella ricoperta di cioccolato fondente e con crema di cioccolato all’interno) oppure pandori e panettoni nel periodo natalizio. Biscotti, liquori, amaro di erbe, grappe, olio di oliva, prodotti per il corpo e su tutto la famosissima cioccolata, di vari tipi… ottima per un regalo o per deliziarsi il palato nelle sere d’inverno! Insomma un posto fantastico a due passi dal caos, dove oltre a ritrovare se stessi e i rumori della natura, si può passeggiare “nella storia” e alla fine portarsi via un gustoso ricordo della visita.
A volte capita di scoprire nel cuore di Roma, addirittura su una via di grande scorrimento come la Via Laurentina, un gioiello artistico e gastronomico come il complesso abbaziale delle Tre Fontane. In una piccola valle con alberi di eucalipto, tra profumi inebrianti e un silenzio “sacro”. Un’area in cui sono tutt’ora presenti storia e tradizioni giunte fin dall’epoca paleocristiana, accanto a reminiscenze di epoche precedenti.
La denominazione più antica di questo luogo è stata “Acque Salvie”. Nome che in epoca medioevale fu dato anche a una tenuta agricola che intanto era lì sorta.
Esistono due tradizioni che spiegano la nascita del nome. Una la attribuisce alla famiglia romana Salvia; secondo l’altra, invece, il nome sarebbe derivato dalla presenza delle abbondanti e salutari sorgenti, tuttora attive.
L’attuale nome “Tre Fontane” nasce solo più tardi ed è strettamente legato a un episodio molto importante per la cristianità: il 29 giugno del 67 d.C., presso le Acque Salvie, l’apostolo Paolo viene martirizzato per decapitazione; la tradizione vuole che la testa di San Paolo, recisa, sia rimbalzata a terra tre volte, facendo scaturire, nei tre punti di contatto col terreno, altrettante fonti d’acqua.
La storia di questo luogo è ricca e suddivisa per periodi, dalla storica fondazione passando per il periodo paleo-cristiano, quello pre-cistercense e quello attuale che vede la presenza di gelosi ed operosi custodi… i Frati Trappisti. Infatti con la “Bolla” del 21 aprile 1868, venne ricostituita una comunità che doveva avere almeno 14 religiosi: l’incarico fu dato ai Cistercensi Trappisti, a cui fu donata l’abbazia. I monaci della Grande Trappa intrapresero radicali opere di restauro degli edifici ma soprattutto si impegnarono a fondo per la bonifica integrale della zona, con la costruzione di sistemi di drenaggio delle acque stagnanti, pericolose anche per le fondamenta delle strutture edificate. Oggi intorno al territorio dei monaci, intorno alla valle delle Acque Salvie, restituita alla vita e al culto delle sacre memorie, si estende la metropoli di Roma, con il suo caotico traffico, che però sembra non scalfire la calma delle giornate in Abbazia. Vediamo come si svolge la vita al suo interno…
Un monastero cistercense è organizzato in modo che in esso possano svolgersi le attività principali della comunità, che sono la preghiera e il lavoro manuale, la meditazione e lo studio e possano trovare risposta le esigenze basilari della vita quali il cibo e il sonno. A questi diversi fini corrispondono rispettivamente la chiesa, il chiostro e la sala comune, spesso denominata scriptorium, il refettorio e il dormitorio.
A questi luoghi si devono aggiungere le diverse officine, come pure la portineria e la foresteria perché l’ospitalità ha una importanza notevole nella tradizione monastica benedettina.
Molto importante in questo luogo è anche la tradizione gastronomica, infatti qui possiamo acquistare i prodotti tipici dei Frati Trappisti nell’apposito punto vendita. Meraviglioso. Dolci, come ad esempio la colomba pasquale (epica quella ricoperta di cioccolato fondente e con crema di cioccolato all’interno) oppure pandori e panettoni nel periodo natalizio. Biscotti, liquori, amaro di erbe, grappe, olio di oliva, prodotti per il corpo e su tutto la famosissima cioccolata, di vari tipi… ottima per un regalo o per deliziarsi il palato nelle sere d’inverno! Oltre a non dimenticare l’ottima birra trappista originale che di recente ha ottenuto il riconoscimento del marchio Atp, quello cioè che indica un “authentic trappist product”, il primo in Italia. Pensate che, perché una birra si possa qualificare come “trappista”, deve soddisfare una serie di rigide condizioni quali prodotta all’interno delle mura di un’abbazia trappista, da parte di monaci trappisti o sotto il loro controllo; dimostrare una cultura imprenditoriale aderente al progetto monastico; senza scopo di lucro. Insomma un posto fantastico a due passi dal caos, dove oltre a ritrovare se stessi e i rumori della natura, si può passeggiare “nella storia” e alla fine portarsi via un gustoso ricordo della visita.
Si ringrazia il sito dell’Abbazia, per le informazioni.